Giova ricordare che Il neoliberismo è
cosa nata, ufficialmente, dalle ceneri della seconda guerra mondiale. Il
ragionamento era questo: liberiamo i mercati, diamo la possibilità degli scambi
su base planetaria, così eviteremo i soliti conflitti per interessi economici e
solleveremo le sorti di tutti attraverso una sana competitività. La concorrenza
sleale (a partire dal dumping) verrà combattuta da un organismo apposito, l’ITO
(International Trade Organization, mai ratificato). Come dire: prima giochiamo
a un nuovo tipo di gioco, poi faremo le regole. Pare incredibile, ma è così. Il
GATT (General Agreement on Tariffs and Trade), nato prima dell’ITO (1947 contro
1948) come istituto preparatorio la globalizzazione, da consultivo divenne
esecutivo e anzi si rafforzò con l’affiancamento del WTO (World Trade
Organization, 1995): parecchie le riunioni (alcune laboriosissime per aprire i
mercati sino al “round” di Doha nel
2001, dove venne stabilita la
liberalizzazione del commercio globale di prodotti agricoli, beni industriali e
servizi, in
Europa puntualmente inglobata nei trattati di Maastricht. La mancanza di regole pensate nella gestazione dell’ITO (che giace accantonato chissà dove) ha portato al disastro civile che ben conosciamo.
Europa puntualmente inglobata nei trattati di Maastricht. La mancanza di regole pensate nella gestazione dell’ITO (che giace accantonato chissà dove) ha portato al disastro civile che ben conosciamo.
Nessun governo ha pensato comunque di opporsi all’avanzata
implacabile delle speculazioni “allegre” rese possibili dall’avventurismo
finanziario, anzi probabilmente tutti i governi ne hanno goduto, appoggiando
scientemente o inconsciamente (vale a dire con scarsa competenza in materia e
ancora più scarsa volontà di mettere mano alla matassa che si andava formando)
l’azione di speculatori senza scrupoli. Il risultato non è stato un beneficio
per i popoli deboli e tanto meno per quelli forti: gli uni costretti a un
superlavoro malpagato, gli altri a una mancanza di lavoro perché dislocato
altrove dall’implacabile macchina finanziaria, foraggiata da istituti di
credito indifferenti nei confronti delle conseguenze sociali e civili.
Questa globalizzazione ha dimostrato che conta ancora,
eccome, il tribalismo becero: anzi, è più che mai in sella. Gli antichi attori
principali si sono trasformati in pescecani: hanno preso al volo l’occasione di
un correttivo commerciale mondiale, stabilito da menti sagge quanto ingenue (e
soprattutto disarmate) come una cura in grado di migliorare la gente, e l’hanno
tesaurizzato brutalmente a proprio favore.
Questa volta, per l’estrema voracità, i pescecani potrebbero
restare senza denti: ma è una cosa non augurabile in quanto ci andrebbero di
mezzo tutti quanti. Incredibile a dirsi, ma vanno salvati: i governi sono al
lavoro per mettere pezze a grossi guai combinati da pochi per la sofferenza di
molti. Tutta questa esperienza servirà a qualcosa? Servirà, cioè, a far capire
che il concetto di neoliberismo, in un consesso comune, non significa anarchia?
Porterà al rispetto, a un minimo rispetto, di tutto e tutti? Non sarebbe
persino conveniente? (Dirce Lerici)
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