L’Italia non si desta L’Italia non riesce a reagire ai terribili
colpi subiti: titoli tossici e globalizzazione selvaggia. Del resto la sua
fortuna era venuta da fuori (il famoso boom economico) e se ne va per la stessa
strada. Nel mezzo, una grande operazione speculativa imprenditoriale che, in
pochi anni, fece bene al Paese anche in termini di sviluppo civile. Notevole la
migrazione interna e quindi la socializzazione, notevole il miglioramento
generale delle condizioni di vita. Il boom fu un fenomeno europeo post-bellico
(la famosa ricostruzione) giunto in Italia dopo che era avvenuto in Germania e
in Francia, o quasi contemporaneamente. Il vento cambiò pochi anni dopo a
speculazione industriale attenuata a causa dell’offerta superiore alla domanda.
La Seconda
guerra mondiale portò la novità americana, la cui economia non era basata
sull’industria ma sulla finanza. Gli americani esportarono questa mentalità, la
imposero. Il mondo della finanza è noto per l’assoluta mancanza di scrupoli,
figuriamoci come si trovò a suo agio in un mercato molto allargato, universale.
La finanza fu lasciata alle più truffaldine invenzioni, coma la quella dei
titoli tossici il cui inevitabile crollo ebbe conseguenze molto più drammatiche
di quello della borsa del 1929. Le banche persero drammaticamente liquidità e
quella poca che riuscirono a racimolare tramite interventi politici, la
destinarono, speculazioni a parte, allo sfruttamento del mercato globale e alle
imprese locali dal profitto sicuro. Lo sfruttamento del mercato globale
significa l’acquisizione di beni a prezzi vili rispetto a quelli nazionali: non
per bravura da parte della Cina, la più attiva nel caso, ma perché nei Paesi
extra europei non esistono adeguate tutele sociali. Favorire questa falsa
globalizzazione comporta il rischio di un arretramento civile grave. E’ un
rischio assurdo, uno schiaffo al concetto di umanità. Le imprese locali dal
profitto sicuro sono quelle che trattano prodotti tecnologicamente molto
avanzati o protetti (si pensi all’automobile). La globalizzazione ha comunque
portato una grande confusione perché mancano del tutto regole etiche,
prevalendo quelle brutali e crudeli. Queste ultime vengono lasciate sfogare da
una politica che è stata colta di sorpresa dai repentini cambiamenti economici
e mercantili. Si plaude alla discrezione politica nel nome del liberalismo,
senza sforzarsi di vedere che quello che abbiamo non è liberalismo, ma
oligarchia, ed è un’oligarchia quanto mai attrezzata. Si è lasciato che si
attrezzasse. Ne fa le spese la massa, scippata del lavoro, e la
piccola-borghesia, abbandonata a se stessa, emarginata. In Italia, Paese
civilmente debole, caotico, individualista per eccellenza (troppe ne ha viste
nella storia) le cose sono andate peggio che
in altri Paesi per
via di una classe politica ben al disotto di ogni norma ragionevole. E’ ormai
una classe di improvvisati: il senatore Razzi li rappresenta egregiamente. A
questo punto, meglio un governance europea: porrebbe fine a questo infame e infausto,
lungo, carnevale. A meno di miracoli (l’Italia ci vive sopra). (Dario Lodi)
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